Claviere, “Al Passero Pellegrino” torna a volare sulla frontiera

Riapre, nonostante il Covid, lo storico albergo costruito nel 1920 – di CLAUDIO ROVERE

Hotel Passero Pellegrino - Articolo - Luna Nuova

C’è una storia particolare che si insinua fra i mille racconti di Covid e dell’emergenza sanitaria ed economica che stiamo vivendo dalla scorsa primavera. È la storia di un passero. Anzi di un passero pellegrino. O meglio ancora, di un “Passero Pellegrino”. Non si tratta di un volatile ramingo, si sarà capito, ma di un albergo, anzi di uno dei primi alberghi sul lato italiano del colle del Monginevro. Si trova sul lato destro della statale 24, per chi va in direzione Francia, cento metri scarsi dopo la chiesa. Quest’anno ricorre il suo compleanno speciale. Ha infatti compiuto 100 anni, anche se le vicende Covid hanno fatto passare la sua storia un po’ sotto traccia. La prima pietra della costruzione fu infatti posata nell’agosto del 1920, anche se l’albergo entrò in funzione soltanto nel 1928. Ad iniziare l’attività furono un gioielliere di Torino, Saverio Passeroni, e un banchiere, Ferdinando Pellegrini dell’omonimo istituto di credito.

Una vicenda travagliata, come tutte, bene o male, le storie di confine, quella de “Al Passero Pellegrino”. Poco più di una casa privata nei suoi primi anni di vita, si sviluppò fino alla Seconda guerra mondiale. Fu bruciato proprio durante il conflitto e venne ricostruito nell’immediato dopoguerra e tra alterne fortune imprenditoriali, con la realizzazione anche di un residence da 36 alloggi nel 1985, ha tagliato il traguardo degli anni 2000 senza infamia e senza lode. Declassato a due stelle, negli ultimi anni era diventato meta e di colonie aziendali e turismo per gruppi.

Ma proprio in occasione del centenario della posa della prima pietra il destino sembrava nuovamente sorridere a questo storico edificio di frontiera. La proprietà era infatti passata a due donne imprenditrici molto motivate, Sara Agosti e la figlia Eleonora Vallerino, già proprietarie dal 2009 del “Pian del sole”, locale a poche decine di metri dal “Passero Pellegrino”. Originarie di Genova, Sara, ex biologa, e la figlia Eleonora frequentano le montagne olimpiche da una vita. «Eravamo molto amici della famiglia dell’ex sindaco di Sestriere Francesco Jayme, purtroppo scomparso nel 2016 – ricordano – fu lui a consigliarci Claviere e questa attività, di cui ci siamo letteralmente innamorate».

Ed ora la grande scommessa di riportare agli antichi fasti “Al Passero Pellegrino”. «È stata una decisione presa di comune accordo – confessano le due donne – ma fino all’ultimo l’abbiamo tenuta nascosta ai nostri rispettivi mariti, ci avrebbero prese per pazze». Invece poco per volta il cantiere del Passero ha preso forma e nello scorso fine settimana i primi clienti hanno riattraversato quella porta su cui campeggia la storica insegna degli anni ‘20. Non un’inaugurazione ufficiale, ma visto il periodo di emergenza e alla vigilia della nuova stretta natalizia, poco più di una prova generale. «Puntavamo molto sulle vacanze natalizie – ammettono Sara ed Eleonora – ci siamo dette “non ci saranno gli impianti in funzione ma non si potranno neppure fare grandi vacanze fuori Italia, così la gente verrà comunque in montagna”, ed eravamo fiduciose, questa nuova stretta invece ci penalizza, come del resto tutto il settore, e non vediamo grandi sbocchi neppure da gennaio, anche se dovessero allargare nuovamente le regole».

Insomma, non certo il periodo migliore per riaprire con tutti i crismi il “Passero Pellegrino”. Anche se le due imprenditrici hanno dimostrato di crederci, puntando molto sulla qualità, dagli arredi al personale, affidando la cucina ad uno chef emergente come Matteo Parodi, che si è fatto le ossa all’Albereta. Lo stile del complesso strizza l’occhio alla Belle Epoque, che è stato il periodo di maggior fulgore dell’albergo, senza però lesinare sui più moderni servizi dell’hostellerie di rango, dalla palestra al baby parking, passando per la sala convention e il cocktail bar.

Una grande scommessa. Soltanto rimandata di qualche mese, non certo persa, nonostante un nemico agguerrito come il Covid. Accettata da due donne coraggiose, che dopo quelle del Pian del sole hanno riacceso le luci del Passero Pellegrino. Puntandole su una storia secolare, ma ancora tutta da scrivere.

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